La competizione tra le aziende per attrarre i migliori talenti si sta facendo sempre più complessa e sfaccettata: non si gioca più solamente sul terreno “tradizionale” delle retribuzioni e opportunità di carriera, andando a toccare aspetti intangibili ma altrettanto determinanti. Sempre più spesso, infatti, a fare la differenza è l’esperienza che il candidato vive durante tutto il processo di selezione.

È proprio questa esperienza – fatta di comunicazione, attenzione e rispetto – che può spingere un candidato a preferire un’azienda rispetto a un’altra, anche a parità di offerta economica.

 

Cos’è la Candidate Experience?

Con il termine “candidate experience” si intende l’insieme delle percezioni, emozioni e impressioni che una persona sperimenta mentre si candida e partecipa al processo di selezione (ed eventualmente assunzione) di un’azienda.

Non riguarda solo il colloquio finale, ma l’intero percorso: dalla lettura dell’annuncio e della job description alla candidatura, dai tempi di risposta alla comunicazione post-colloquio.

Ogni dettaglio, anche se apparentemente secondario, contribuisce a costruire l’immagine dell’azienda agli occhi del candidato.

Ad esempio, un messaggio di ringraziamento dopo la candidatura potrebbe aiutare a costruire una candidate experience positiva, mentre un colloquio in ritardo senza preavviso rischia di lasciare un’impressione negativa nel professionista.

 

Perché la candidate experience è importante per le aziende?

Come anticipato in apertura, la concorrenza per i talenti è sempre più elevata, quindi ogni dettaglio può fare la differenza, a maggior ragione le percezioni e impressioni del candidato riguardo l’azienda nel processo di selezione. Una candidate experience positiva, infatti, aumenta le probabilità che un candidato accetti l’offerta di lavoro del 38%.

Un processo di selezione gestito con empatia e professionalità trasmette fiducia, serietà e attenzione verso le persone — valori che oggi pesano tanto quanto la retribuzione o i benefit offerti.

Al contrario, un’esperienza negativa può lasciare un segno profondo. Diverse ricerche mostrano infatti che oltre l’80% dei candidati rifiuterebbe un’offerta anche interessante se associata a un’esperienza di colloquio insoddisfacente.

Ma non c’è solo questo. Chi vive un’esperienza di selezione deludente tende a condividerla, sia online sia nel proprio network, contribuendo a modellare – spesso in modo negativo – la reputazione dell’azienda. Come riporta la ricerca di CareerArc, il 72 % dei candidati con esperienze negative condivide la propria esperienza negativamente online o con altri.

Un danno non solo di immagine, ma anche economico, perché obbliga le imprese a investire di più per colmare quella perdita di fiducia.

Ed è proprio per questo che ogni azienda dovrebbe curare la propria candidate experience: se il candidato si sente valorizzato sarà più propenso a parlare bene dell’azienda, anche se non verrà assunto, contribuendo così a rafforzarne la reputazione e l’attrattività.

Investire nella candidate experience significa quindi investire nel brand aziendale, nella fidelizzazione dei talenti e nel miglioramento dei processi interni di recruiting.

 

Come migliorare la candidate experience: 4 aspetti fondamentali

Il punto inziale è rendere il processo di ricerca e selezione del personale più umano, trasparente e rispettoso, mettendo la persona al centro. Ecco alcuni aspetti chiave da curare:

  1. Comunicazione chiara e coerente

Ogni messaggio, dalla pubblicazione dell’annuncio alla risposta finale, deve essere chiaro, rispettoso e in linea con i valori aziendali.

Evitare descrizioni vaghe, rispondere alle candidature anche con un semplice “grazie per averci contattato” e comunicare i tempi previsti per le selezioni sono piccoli gesti che costruiscono fiducia.

La coerenza con i valori aziendali è fondamentale: la candidate experience è a tutti gli effetti il primo biglietto da visita della cultura organizzativa. Per questo è importante che ogni interazione rifletta la visione e i principi su cui l’azienda si fonda: solo così è possibile attrarre persone che si riconoscono in quei valori, favorendo relazioni più solide e riducendo il rischio di turnover nel lungo periodo.

  1. Tempistiche ragionevoli e feedback puntuali

L’attesa senza aggiornamenti è una delle principali fonti di stress e frustrazione per i candidati. Informare tempestivamente sull’avanzamento del processo, o comunicare l’esito finale con tono costruttivo, mostra attenzione e professionalità.

  1. Processo di selezione personalizzato e, soprattutto, umano

Ogni candidato è una persona, non un numero.

Trattare ogni incontro come un dialogo – e non come un semplice esame – è ciò che distingue un processo di selezione attento da uno puramente formale.
Durante i colloqui, è importante dedicare tempo all’ascolto attivo, spiegare con chiarezza il ruolo e le aspettative, ma anche permettere al candidato di fare domande e comprendere se l’ambiente è in linea con le proprie aspirazioni.
Anche i piccoli gesti fanno la differenza: accogliere il candidato con cortesia, curare il tono e l’atmosfera dell’incontro, o inviare un breve messaggio di follow-up post-colloquio per ringraziarlo del tempo dedicato.

  1. Semplicità e accessibilità

Un modulo di candidatura eccessivamente lungo o una piattaforma poco intuitiva possono scoraggiare anche i profili più motivati.
Ripetere più volte le stesse informazioni o affrontare passaggi tecnici inutilmente complessi genera frustrazione e rischia di compromettere l’immagine dell’azienda fin dal primo contatto.

Rendere il processo fluido e facilmente accessibile da qualsiasi dispositivo significa rispettare il tempo e le energie dei candidati.

Di Roberta Carrino

Sono una blogger per passione e divertimento. Ho un blog, amo la musica, guidare, guardare film ed esplorare posti nuovi.